Chiesa di S.Magno

Lo strumento conservato nella chiesa di S. Magno è di certo uno dei monumenti più pregevoli dell'intera città di Amelia; oggetto di visita e di studio da parte degli organisti ed organologi è oggi inserito anche negli itinerari turistici cittadini e gode di una meritata fama in Italia e all'estero.

L'organo si inserisce nel filone degli strumenti “monacali”, quelli, cioè, destinati ad essere suonati da religiose spesso votate alla clausura come nel caso del monastero di S. Magno. Questa destinazione ha sempre creato problemi nel momento in cui ad utilizzare l'organo avesse dovuto essere un musicista estraneo al monastero; problemi ingegnosamente risolti in diversi modi.

Ad Osimo, ad esempio, uno strumento presenta due tastiere poste una all'interno della clausura ed una all'esterno separate da una grata. Lo strumento delle benedettine di S. Magno presenta invece una soluzione che lo rende unico nel suo genere: esso è stato dotato di una tastiera posta in cantoria e di una seconda tastiera in basso, al piano della chiesa, chiusa in un armadio apribile ed utilizzabile all'occorrenza.

L'ingegnosità del sistema risiede nel fatto che la seconda tastiera ed i comandi dei registri agiscono a distanza di oltre due metri sul somiere unico dello strumento che è, però, dotato di una doppia fila di ventilabri.

La facciata presenta un prospetto diviso in tre campate al centro delle quali figurano tre cartigli in cui si legge: MDCLXXX – D.M.F.T.Z. – M.JULII . Dietro le lettere del cartiglio centrale potrebbe celarsi invece una dedica (ad esempio alla Madre Priora) o le iniziali del costruttore.

La data potrebbe invece testimoniare il fatto che l'organo è stato collocato nella sua attuale posizione nel mese di luglio del 1680 in coincidenza con il rifacimento dell'impianto dell'intera chiesa; la perfetta somiglianza della seconda tastiera con quella principale rivela, però, che il sistema doveva essere originale e preesistente allo spostamento.

Il materiale fonico include, infatti, canne tardo-cinquecentesche come si è rilevato nel restauro effettuato da Riccardo Lorenzini nel 1996 che ha riportato lo strumento all'impianto originale. Nel restauro è stata inclusa anche la Voce Umana aggiunta dai fratelli La Monica di Viterbo.

Questi organari, come si rileva da una scritta posta all'interno dell'organo, nel 1781, oltre ad aggiungere il registro di Voce Umana, rifecero il somiere conservando intatto il sistema dei doppi ventilabri.

Le tastiere sono di 45 tasti e le pedaliere, a leggìo, di 9 con la prima ottava corta.

Lo strumento è dotato di tre mantici a cuneo posti nella sagrestia; la presenza del terzo mantice fa pensare ad una meno gravosa distribuzione della fatica in un lavoro destinato inevitabilmente (vista l'ubicazione in clausura) a tre monache.

Disposizione fonica

Principale 8' - Voce umana - Ottava - XV - Flauto in XV - XIX e XXII - Uccilliera - Zampogna (due ance).

Anche la cassa in cui lo strumento è contenuto ha rivelato al restauro particolari di grande qualità artistica: sono ricomparsi l'incarnato dei cherubini, i colori degli abiti degli angeli musicanti della cimasa con i loro capelli meccati d'argento, ed il bel finto marmo del timpano. Non è azzardato ipotizzare che tutti gli altari, oggi coperti dalle dozzinali porporina e lacca bianca, riveleranno, se sottoposti allo stesso tipo di restauro, analoga raffinata fattura.

Sono già stati incisi su questo strumento diversi Lp e Compact Disc; il primo CD è quello dedicato a musiche di Ercole Pasquini eseguite da Wijnand van de Pol; il disco contiene anche due brani a quattro mani del Cinquecento inglese eseguiti con Gabriele Catalucci alla tastiera inferiore. (CD Bongiovanni 5068-2)

 

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